La parodontite, denominata in passato piorrea, è un'infezione dei tessuti parodontali, che determina una perdita d'attacco dei denti rispetto all'alveolo, con conseguente formazione di tasche parodontali, mobilità dentale, sanguinamento gengivale, ascessi e suppurazioni fino alla perdita di uno o più denti. Tale processo è reversibile se viene diagnosticato nelle sue prime fasi e curato. Con il progredire della malattia, misurata principalmente come progressione della perdita di attacco parodontale, la possibilità di recupero diventa più difficile e richiede trattamenti più complessi come la terapia rigenerativa dell'osso e, in questi casi, il recupero è generalmente parziale.
È una patologia molto frequente, infatti, colpisce il 60 % della popolazione; la forma più frequente è quella dell'adulto che insorge dai 40 anni in poi anche se esistono forme generalmente più aggressive, che colpiscono pazienti di più giovane età.
La parodontite si presenta con tutti i segni e sintomi della gengivite quali gonfiore, arrossamento gengivale e sanguinamento, il tutto aggravato da una compromissione dei tessuti gengivali profondi con interessamento del legamento parodontale, cemento radicolare e dell'osso alveolare. La lesione tipica è la tasca parodontale, invaginazione che si forma nello spazio solitamente occupato dal legamento parodontale e dalle altre strutture di sostegno del dente, che vengono aggredite dall'infezione e sostituite da tessuto infiammatorio. Si viene così a formare uno spazio virtuale dove i batteri accumulati sotto forma di tartaro traggono nutrimento dagli essudati infiammatori prodotti dai tessuti lesi dal processo patologico che si autoalimenta. L'impossibilità di pulizia in questo spazio è il motivo della cronicizzazione della patologia, che rimane per lungo tempo scarsamente sintomatica, presentando solo i sintomi della gengivite, e, quindi, spesso viene diagnosticata tardivamente, in assenza di controlli periodici. Sintomi e segni più seri come gli ascessi parodontali, la migrazione dei denti, l'aumento di mobilità avvertibile degli elementi dentari e l'alitosi si manifestano solo quando la perdita si estende oltre la metà/due terzi della lunghezza dell'attacco radicolare, o quando vengono coinvolte le forcazioni delle radici dei denti pluriradicolati, condizioni queste presenti quando la malattia è già in fase avanzata.
La parodontite solitamente non colpisce tutti i denti in maniera uniforme, anche se esistono forme generalizzate e la progressione, generalmente lenta ma intervallata da episodi acuti più o meno sintomatici, è fortemente influenzata dalla suscettibilità individuale.
La causa della patologia parodontale risiede principalmente nella presenza di batteri patogeni localizzati nella placca e nel tartaro accumulati sulla superficie dentale; a ciò si aggiungono dei cofattori che influiscono sull'insorgenza della parodontite: fumo di sigarette, diabete non controllato, alterazioni salivari, fattori questi che vanno a modificare quella che è definita come la suscettibilità alla malattia da parte dell'individuo. La presenza di frequente familiarità in anamnesi suggerisce, inoltre, la presenza di fattori ereditari come concause alla patologia, probabilmente, legate alla capacità di difesa individuale e al tipo di risposta infiammatoria. Le forme a incidenza precoce e più aggressive sembrano le più indicate a presentare aspetti di questo tipo. Sono state ipotizzate anche forme di fenomeni di autoimmunità. Come precedentemente accennato esistono varie forme di Parodontite:
Parodontite cronica
I segni clinici di parodontite cronica sono infiammazione gengivale, sanguinamento al sondaggio, perdita di attacco con formazione di tasca gengivale e riduzione dell'osso alveolare. Si manifesta come gengivite già nell'adolescenza, lentamente progressiva, che durante periodi di riduzione delle difese immunitarie presenta aggravamento acuto con associata perdita d'attacco. Nel corso della vita gli effetti patologici si cumulano e nell'età adulta si palesano gli effetti distruttivi della malattia. L'entità di tale distruzione è in funzione dei livelli di placca, fumo, stress, diabete, efficienza del sistema immunitario.
Parodontite aggressiva
La parodontite aggressiva comprende rare forme di parodontiti caratterizzate da una progressione rapida. Frequentemente si sviluppa in età puberale e si localizza solo su alcuni elementi dentari; la forma generalizzata è ancor più grave e colpisce principalmente i giovani adulti e talvolta pazienti più anziani. L'età non è comunque una discriminante assoluta per differenziare la forma cronica dalla quella aggressiva, infatti, condizioni igieniche particolarmente inadeguate possono causare la forma cronica anche nei bambini. Sia la forma localizzata che quella generalizzata richiedono una predisposizione genetica, ma, mentre la localizzata risulta insorgere per un'infezione da Aggregatibacter Actinomycetmcomitans, in quella generalizzata è più importante il ruolo del Porphyromonas gingivalis e del Bacteroides forsythus. Anche nella forma aggressiva il fumo è un fattore di rischio, specialmente delle forme generalizzate. La diagnosi di parodontite aggressiva si basa sul riscontro di rapida perdita di attacco e di distruzione ossea di pazienti positivi all'anamnesi familiare, e sproporzione tra depositi batterici e gravità della distruzione parodontale in assenza di patologie sistemiche rilevanti. Colpisce in maniera caratteristica soprattutto i primi molari e gli incisivi.
Parodontite ulcero-necrotica
La parodontite ulcero-necrotica è una patologia distruttiva del parodonto caratterizzata da papille e margini gengivali ulcerati e necrotici, ricoperti da un materiale pseudomembranoso giallognolo. È prevalente nei giovani (20-25 anni) dei Paesi in via di sviluppo. Le lesioni necrotizzanti si sviluppano rapidamente e dolorosamente, con facilità di sanguinamento, talvolta spontaneo. La necrosi gengivale, a carico delle papille interdentali, sprofonda nell'osso alveolare coinvolgendolo. Associati alla patologia possono manifestarsi tumefazione linfonodale, febbre, malessere generale. L'igiene orale è tipicamente molto scarsa, anche perché lo spazzolamento dentale risulta provocare un forte dolore. Il decorso è generalmente acuto e, dopo l'attenuarsi della sintomatologia, possono presentarsi ricorrenti episodi di riacutizzazione. Non è stata individuata alcuna specie batterica in grado di provocare di per sé la patologia, e, inoltre, la patologia non è trasmissibile con i consueti mezzi di contatto. Piuttosto si propende a ritenere che l'effetto dei prodotti metabolici dei batteri della placca risulti esacerbato in concomitanza con malattie sistemiche (AIDS, leucemia, morbillo, varicella, tubercolosi), malnutrizione, fumo, stress, depressione, scarsa igiene orale.
Prevenzione
Odontoiatri clinici e ricercatori sono concordi nel ritenere che la parodontite non possa insorgere in una bocca correttamente pulita. Allo stesso tempo è evidente come alcuni individui, specialmente se appartenenti a nuclei familiari suscettibili alla patologia, necessitino di una igiene molto più accurata di altri al fine di evitare l'insorgenza della parodontite. La prevenzione è quindi effettuata con gli stessi strumenti della prevenzione della carie, ossia utilizzando in modo corretto uno spazzolino in buone condizioni tre volte al giorno e il filo interdentale giornalmente. Nonostante l'assenza di dolore è importante non sottovalutare manifestazioni infiammatorie gengivali, bensì sottoporle all'analisi di uno specialista. Possono risultare utili anche i rilevatori di placca, speciali agenti chimici da utilizzare dopo aver lavato i denti per verificare l'efficacia dello spazzolamento.
Terapia
Il primo obiettivo terapeutico è sicuramente quello di ripristinare una corretta igiene orale grazie all'aiuto dell'Odontoiatra. Ciò comprende una o più sedute di igiene orale professionale, ablazione meccanica del tartaro, curettage gengivale, levigatura delle radici, motivazione all'igiene orale, comprensione ed esecuzione delle metodiche corrette di prevenzione. La parodontite cronica, nei casi più gravi, può richiedere un intervento chirurgico volto a pulire i tessuti coinvolti più profondi, ed eventualmente a rigenerare l'osso riassorbito. Nella parodontite aggressiva le terapie parodontali, chirurgiche e no, richiedono il supporto di una terapia farmacologica, magari con combinazioni di antibiotici come amoxicillina e metronidazolo. Nella parodontite ulcero necrotizzante non si può ottenere una buona igiene dentale con lo spazzolamento, poiché arreca dolore; pertanto sciacqui con soluzioni di clorexidina a elevata concentrazione (0,2%) permettono di inibire, seppur parzialmente, la formazione di nuova placca batterica. Anche in questo caso risulta efficace il supporto farmacologico, con antibiotici come metronidazolo, penicillina o tetracicline. La chirurgia può essere necessaria anche per eliminare gli esiti cicatriziali delle papille aggredite, al fine di permettere un buon esito alle pratiche di igiene orale. Una terapia di supporto che si sta dimostrando efficace è il Laser al neodimio o a diodi, che con interventi poco invasivi e non dolorosi riesce a mantenere bassa la carica batterica nei tessuti, favorendo la guarigione dei tessuti gengivali. Studi recenti hanno messo in luce un'associazione tra parodontite e patologia cardiovascolare, ciò sta facendo pensare che la malattia parodontale sia una infezione del cavo orale con effetti negativi non solo locali, ma generalizzati a tutto l'organismo, pertanto la terapia non è finalizzata al solo recupero degli elementi dentali malati ma mira anche alla riduzione del rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari.
Dott. Mario Tedesco