I farmaci anti vegf hanno rivoluzionato la cura delle malattie retiniche negli ultimi anni. Oggi, nuovi dati clinici e real-world confermano che è possibile estendere gli intervalli di trattamento fino a 6 mesi, garantendo comunque efficacia e sicurezza. Una prospettiva che cambia radicalmente la vita dei pazienti, riduce il carico sulle strutture sanitarie e apre la strada a una gestione più sostenibile delle maculopatie.
Nuovo approfondimento di DimmidipiuSalute per il benessere e la salute degli occhi. Dopo gli appuntamenti dedicati al glaucoma e alla retinopatia diabetica, torniamo a vederci chiaro!
Maculopatia: una patologia da non sottovalutare
La maculopatia è una malattia che colpisce la macula, la parte centrale della retina responsabile della visione nitida. È particolarmente frequente in due forme: la degenerazione maculare neovascolare legata all’età (nAMD) e l’edema maculare diabetico (DME). Entrambe compromettono la vista in modo progressivo e, se non trattate tempestivamente, possono portare a grave disabilità visiva.
Negli ultimi anni, le terapie iniettive hanno migliorato radicalmente la prognosi di questi pazienti, permettendo di preservare e in molti casi migliorare l’acuità visiva. Tuttavia, la necessità di iniezioni frequenti ha rappresentato un limite importante per aderenza e qualità di vita.
Farmaci anti vegf: come funzionano
I farmaci anti vegf agiscono bloccando il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), una proteina che stimola la formazione di nuovi vasi sanguigni anomali nella retina. Questi vasi sono fragili e tendono a perdere fluido, causando edema e danni progressivi alle cellule retiniche.
Inibendo il VEGF, queste molecole riducono la crescita dei neovasi e controllano l’accumulo di fluido, permettendo un miglioramento dell’acuità visiva. Sono terapie che hanno trasformato la storia clinica delle maculopatie, ma la loro somministrazione frequente è sempre stata una sfida.
Trattamenti più diluiti nel tempo
Le nuove evidenze scientifiche, presentate al congresso Euretina 2025, mostrano che aflibercept 8 mg può essere somministrato anche ogni 24 settimane, quindi solo due volte l’anno, senza perdere efficacia.
I dati derivano dagli studi clinici registrativi Pulsar e Photon e sono stati confermati da trial real-world, come lo studio Spectrum. I risultati sono molto chiari: nei pazienti naïve si osservano miglioramenti visivi significativi, mentre in quelli già trattati si registra una stabilizzazione. Inoltre, la riduzione dello spessore retinico centrale conferma un effetto positivo sul controllo del fluido.
Farmaci anti vegf e vantaggi per i pazienti
L’introduzione di farmaci anti vegf con intervalli di trattamento più lunghi porta con sé benefici concreti. Per i pazienti significa meno iniezioni, meno visite e un impatto minore sulla quotidianità. Non si tratta solo di comodità: meno appuntamenti rendono più semplice aderire al piano terapeutico e riducono il rischio di interruzioni del trattamento, uno dei principali ostacoli alla sua efficacia.
Per gli oftalmologi, la possibilità di diluire le somministrazioni consente una gestione più efficiente delle risorse e più tempo da dedicare a ciascun paziente.
Sicurezza e prospettive future
Il profilo di sicurezza di aflibercept 8 mg è stato confermato favorevole, con un’incidenza di eventi avversi paragonabile alle formulazioni precedenti e senza segnali clinici nuovi, anche nei pazienti che hanno effettuato lo switch.
Queste evidenze rafforzano l’idea che i trattamenti anti-VEGF possano diventare sempre più personalizzati, con protocolli flessibili e calibrati sulle reali necessità cliniche. L’obiettivo è chiaro: garantire un controllo visivo duraturo con il minimo numero possibile di somministrazioni.
Farmaci anti vegf: una nuova frontiera
L’arrivo di farmaci anti vegf con durata d’azione prolungata segna un passo importante nella gestione delle maculopatie. Si tratta di una vera e propria rivoluzione terapeutica che migliora la qualità della vita dei pazienti, alleggerisce il lavoro dei clinici e rende più sostenibile il sistema sanitario.
Sette anni fa, la diagnosi di degenerazione maculare significava un progressivo declino visivo inevitabile. Oggi, grazie a queste nuove strategie, possiamo parlare di stabilità, autonomia e speranza a lungo termine. Una conquista che cambia il presente e il futuro della cura delle malattie retiniche.
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